C’è la donna magnificata, nei dipinti di Alessio Papa, raffigurata senza limiti narrativi o costrizioni di maniera, determinata, rappresentata talvolta come oggetto del desiderio che si compiace di esserlo.
Visione appunto tutta maschile e, in alcuni casi certamente anche femminile, a seconda della donna, sia chiaro. Nei dipinti di Papa c’è il suo immaginario erotico, una sensualità scandita da atmosfere oniriche in cui il soggetto dominante è la figura femminile carica di significati allusivi, provocatori. Che bisogno ci sarebbe, per esempio, di un’altra versione di Giuditta e Oloferne? Perchè c’è anche la Giuditta di Alessio Papa, che si mostra provata come dopo un amplesso (saffico, ci “suggerisce” il pittore) o per lo sforzo della decollazione, e sta di fronte a noi, dove la censura del sesso femminile è la testa decollata di Oloferne, eppur lei ci guarda con aria di sfida. Si tratta di una provocazione, una di quelle a cui Papa ci ha abituati, che non è mai sottile né velata da un’eleganza algida, tutt’altro.
Nel Neo-Simbolismo di Papa c’è infatti tanta carne, c’è bulimia erotica, e nei simboli che fanno da peso alle sue opere spunta persino il latte, schizzato fuori dal capezzolo di una donna, che scopriamo così essere la creatrice della Via Lattea, un gesto peraltro molto ricercato in rete.
Il potere della donna viene misurato nei dipinti di Papa con la bellezza, mostrata senza vergogna, del corpo nudo, di per sé opera d’arte, ed è indiscutibile che sia così, anche nella vita e negarlo non è di aiuto a nessuno.
Papa contorce questi corpi piegandoli alla sua visione anatomica, specchio di uno stato d’animo che riusciamo a leggere in modo chiaro.
Della bellezza non v’è infatti nulla di cui vergognarsi, a nasconderla invece si.