Non esita, il viterbese Alessio Papa, a definirsi pittore neomanierista, e i critici più diligenti, specie i maniaci delle etichettature, si chiederanno se l’epiteto sia da intendere in riferimento al Manierismo storico, quello cinquecentesco, o al fenomeno più recente, novecentesco, della Nuova Maniera, nata da una costola dell’Anacronismo, che ha avuto in Bruno D’Arcevia il suo rappresentante più emblematico.
In realtà, non si tratterebbe di una specificazione irrinunciabile. Non c’è dubbio che con entrambi, Papa condivida l’attrazione per la dimensione corporea dell’umano, indugiando nella rappresentazione del nudo, così come per il confronto con la storia antica e la mitologia, ancora capaci di suggestionare il presente come in un racconto senza fine. Va anche detto che, rispetto a vecchia e nuova maniera, manca, in Papa la coltivazione morbosa, narcisistica, della tecnica, che viene, invece, semplificata, quasi primitivizzata, nell’elaborazione dei modellati come nella stesura dei colori, perseguendo forse l’intento di sostenere un eloquio più moderno, alla portata di un pubblico meno settoriale di quanto non possa essere quello di Arcevia, e con inclinazioni meno “revivalistiche”. Analogamente, si potrebbe dire che Papa prediliga composizioni poco articolate e affollate, anche quando improntate su invenzioni di forte originalità, differentemente dalla tendenza più tipica del Manierismo.
Ma, invece di soffermarsi sulle distinzioni, credo sia più importante sapere come Papa si senta, o meglio, come si sia sentito, perchè negli ultimi tempi ha intrapreso una fase espressiva in cui ha avvertito sollecitazioni diverse dalla precedente, acuendo la concentrazione delle immagini attorno a pochi corpi scoperti che interagiscono entro atmosfere speciali, poco terrene, di particolare sensualità.
Definizione per definizione, chiamerei questa nuova produzione “neo-simbolista”, dato che vi si possono riscontrare molte delle valenze liriche care a Moreau e, in misura minore, Redon, in primo luogo la visionarietà.
E’ chiaro, ormai: è all’inconscio e alle sue rivelazioni, anche quando arcane, che Papa chiede conto delle richieste di senso eluse dalla ragione.